Auvillar
è una cittadina molto bella, ma lì vicino c’è una centrale nucleare che butta
nell’aria chissà cosa. Meglio non pensarci.
Saint-Antoine
è un paesino rurale, carino, dicono sia templare.
Sono
a scrivere in un giardino ventilato, guardo il volo delle rondini e faccio
finta che la centrale nucleare non ci sia. Due gatti enormi (nucleari?) mi
guardano.
È
arrivata una giapponese in lacrime: l’ho già vista qualche giorno fa, distrutta
dalla fatica, sotto un albero, e anche allora piangeva. Sperava che qualcuno le
portasse lo zaino, io con aria innocente le ho detto che non capivo la sua
lingua e me ne sono andata: strategia della sopravvivenza.
Persone
che sono arrivate: Michel, la cretina di Parigi che non si fa mai i fatti suoi,
una tipa magra come un chiodo, Philippe, René, Lionel, il pediatra, il
canadese, i quattro Daniel, la coppia di Lione, e altri.
Gîte comunale non
lontana dal fiume, zanzare e moscerini a volontà.
Vorrei
essere da sola e invece dormo in una camerata con 14 uomini. Al mattino hanno
dato la sveglia fingendo una tromba militare …simpatici e gentili. Mi viene in
mente di quella volta in Val Codera dove ho dormito, unica donna, in una camerata
piena di ex alpini quasi tutti ubriachi dopo una festa a base di polenta,
salsicce, vino e grappa (tanta).
Note tecniche (orientative):
Lunghezza: 30 km; ore 7,30; dislivelli: 450 m
© Testo e foto di Daniella Forestan
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